I cuori sono fatti per essere infranti., privata.

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¬Kaleb
Posted on 7/4/2012, 15:54 by: ¬Kaleb     +1   +1   -1




Non c'è riservatezza che non possa essere penetrata. Nessun segreto può essere mantenuto nel mondo civilizzato. La società è un ballo in maschera dove ognuno nasconde il proprio carattere... e lo rivela nascondendosi. Se mi pagassero per ogni frase che cito, sarei un ragazzo ricco... La verità è ben diversa. Siamo fottuti, ognuno a modo proprio, ed è molto più semplice nasconderci non ammettendolo...
Doveva ammettere invece che non era bravo a lasciarsi insultare così pesantemente da una ragazza davanti ai suoi amici. Kaleb era il tipo di ragazzo che ci provava un po' con tutte. Più per hobby che per necessità. Era pronto a giurare di non aver bisogno di nessuno accanto a lui, tanto meno di una ragazza. Niente spese extra, niente regali sconci per ogni appuntamento, data importante segnata con una X rossa sul calendario. Niente impegni. Una vita priva di preoccupazioni. Priva di problemi. Cosa si poteva desiderare di più?
Jason si ostinava a ricordargli che la vita senza donne non era vita, ma Kaleb gli rideva in faccia ogni qual volta lui se ne uscisse con affermazioni del genere. Cosa c'era di tanto piacevole nel stare ai capricci di una simile rogna? Bastava guardare la Williams. Chi avrebbe mai desiderato stare ad ascoltare le sue frustrazioni da zitella insoddisfatta? Jason era un folle se pensava che l'amore era fatto per star bene le persone. Era piuttosto un esempio di felicità in quantità ridotta che andava a disperdersi lentamente finché di essa non restava altro che polvere. Polvere alla polvere. Cenere alla cenere.
E con la stessa ironia di rigore con cui guardava il mondo degli adolescenti e le loro fantasie, Kaleb guardava la piccola Williams. Così insignificante nella sua megalomania di farsi notare. Così dolce e fragile. Piccina e al tempo stesso acida e presuntuosa, tanto da farlo star male; tuttavia capace di risvegliare nel ragazzo pensieri troppo stucchevoli per non provocargli una reazione allergica nei confronti del sesso debole. Era questo il peggiore dei sentimenti che una donna poteva risvegliare in lui: sensi di colpa. Sensi di colpa per non aver mai provato ad amarle o rispettarle. Oppure semplicemente avvicinarsi a loro. Erano tutte uguali, bastavano poche parole dolci per calmarle; d'altronde era altrettanto facile farle innervosire. Anche la minima offesa scatenava in loro, o almeno nelle più intelligenti, reazioni convergenti. Diventavano ostili. Per un ragazzo come Kaleb non era difficile leggere i bisogni delle ragazze. Ed era proprio per tale motivo che stava lontano da loro. Erano sensibili, deboli. Quasi insignificanti al suo cospetto. Con la sua presunzione pensava di poter essere superiore a tutte quelle smancerie. E allora perché invitare la Williams a bere insieme? Forse un istinto del tutto nuovo aveva preso sopravvento in lui, rendendolo un po' meno avverso alle donne. Oppure semplice curiosità.
« Sai, il rito del sesso sfrenato era un passaggio importante per i giovani gentiluomini del Rinascimento. Tuttavia questo non è il Rinascimento ed io non sono un gentiluomo, così come voi non siete donzelle di primo ordine. I miei fedeli amici sono pronti a contraddirmi, ma prima che qualcuno di loro dica qualcosa vorrei farti presente che il mio era un semplice invito pacifico. » La voce calma e pacata lo mise in una luce ben diversa. Si trattava ormai di una questione personale, non più di una semplice presa per i fondelli. La Williams si ostinava a non uscire mai con nessuno, a far vedere a tutti che lei era superiore. Ma era davvero così? Non aveva davvero bisogno del affetto o delle attenzioni di nessuno? Furono forse quei quesiti a istigare nel ragazzo un certo interesse nel leggere meglio ciò che nascondeva quella ragazza. Il Grifondoro d'altronde, era un intenditore, o almeno Jason diceva lo fosse. Eppure con lei era difficile andare oltre le apparenze, proprio perché Savannah si ostinava a convincere tutti che ciò che vedevano era vero.
« Perché vuoi vedere del male, là dove il male non c'è? Ti sto solo invitando a bere qualcosa insieme. Di cosa hai paura? » Chiese improvvisamente inclinando la testa di lato, mostrando un sorrisino alquanto malizioso ma al tempo stesso cordiale e piuttosto rassicurante. « Hai forse paura che il tuo ragazzo ti veda insieme a me? Oooooh aspetta! Lui non c'è! » Alle sue spalle si sollevò una risata collettiva. Tutti sapevano che Kutcher era scomparso, come d'altronde negli ultimi tempi tanti altri Serpeverde.
« Dov'è il tuo ragazzo Williams? Ti ha forse abbandonata? E' morto? » Improvvisamente si sentì afferrare per la spalla. Era Dawson. Stava forse esagerando e il gesto del amico glielo fece capire, ma in quel momento era tutt'altro che razionale. Era sempre stato infastidito dalle imprese dei Serpeverde che se ne andavano ogni due per tre, per poi tornare a scuola come se niente fosse, senza una punizione, come se tutto fosse apposto. L'unica che era rimasta sempre là, sola come un cane, era la Williams e per Kaleb, era una grande sciocca se continuava ad andare dietro a quei poveretti. Non era poi tanto diversa da quelle cagne che si portava dietro e che offriva in pasto a lui e ai suoi amici.
« Kaleb! Amico! Stai esagerando! »
Tale affermazione lo innervosì ancor di più, tanto da alzarsi dalla panchina e di andare incontro alla ragazza finché i loro visi furono talmente vicini tanto da toccarsi. Gli occhi del Grifondoro era rabbiosi, pieni di odio, di risentimenti; forse non nei confronti della Williams, ma di tutti quelli che come lei pensavano di poter trattare la gente come meglio credeva.
« Ti senti tanto superiore alle tue amichette? Pensi di poterle vendere solo perché più deboli e stupide. Guardati tesoro! Non sei poi tanto diversa da loro. Andavi in giro appresso a un gruppetto che appena ha trovato qualcos'altro di meglio fuori dalle mura del castello è scomparso. Sei l'unica che è rimasta a sistemare i loro casini. Eppure se ne strafottono di te a quanto pare. Ora rispondi serpe! Dov'è il tuo ragazzo? »
Il silenzio che si sparse nell'aria non lo aiutò a riprendere il controllo di se stesso. Se la Creatura stava già crescendo dentro di lui, allora in quel momento emergeva più che mai. E con essa, un dolore atroce iniziava a padroneggiare il suo corpo.
 
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