I cuori sono fatti per essere infranti., privata.

« Older   Newer »
  Share  
¬Kaleb
Posted on 25/3/2012, 19:18     +2   +1   -1






Una volta mi dissero che non mi godo abbastanza la mia età. Ma come? Siamo sicuri che parlavano di me?
Vi era un cane randagio a Hogsmeade che scodinzolava attorno a Kaleb ogni sabato pomeriggio, durante le immancabili gite indette dalla scuola. Lui comprava due bistecche alla locanda e insieme mangiavano felici su una panchina. Il Grifondoro si dileguava in commenti inutili che il più delle volte miravano a offendere qualche studente del terzo anno, troppo spaesato per capire la natura poco gentile dei commenti del diciassettenne. Aveva l'aria di chi sapeva di che pasta era fatto il mondo, nonostante lui per primo avesse grandi dubbi riguardo al suo futuro e alla vita che avrebbe condotto. Faceva fatica addirittura ad immaginarsi tra un anno, momento in cui avrebbe inevitabilmente lasciato la scuola.
Aveva chiamato il cane Oliver. Senza motivo. Gli piaceva la sonorità del nome, e il modo in cui esso si sposava con un eventuale soprannome tipo Olly oppure Olio. Perché Olio? Non ne aveva la più pallida idea. Forse perché gli ricordavano le patatine fritte in quantità industriali di olio che gli elfi domestici cucinavano per la sua gioia ogni pomeriggio per la cena. Si. Amava le patatine fritte. Amava tutto ciò che conteneva più grassi di quanti il suo stomaco era in grado di gestire. Tipo la bistecca che mangiava avidamente con le mani, buttando di tanto in tanto occhiatacce crudeli verso la bistecca del suo amico a quattro zampe. Dal canto suo, il cane, appena capiva che quella sottospecie di umano bramava il suo bottino, poggiava una zampa sul pezzo di carne, facendo intendere a Kaleb che non l'avrebbe neanche toccato. Intelligente quel cane! Gli piaceva. Preferiva la sua compagnia a quella di tantissime persone, non che lui fosse uno del tutto socievole. « Vorrei ricordarti che i soldi sono pur sempre miei. » Commentava ironicamente di tanto in tanto il ragazzo, tanto da costringere il cane a proseguire il suo pasto reale con una prolungata lamentela che Kaleb riconosceva come fastidio. Incredibile ma vero! Riusciva ad infastidire addirittura un cane. « Non lamentarti! E' illegale corrompere un cane con una bistecca colma di grassi affinché ascolti i tuoi commenti illuminati sugli altri. Non ti pago per lamentarti, bensì per lamentarMI. » A volte aveva l'impressione di essere capito molto meglio da quel essere che da qualsiasi altra persona, scartando ovviamente Jason e forse Dawson, che di per sé erano più animali di Oliver.
Passarono svariati minuti prima che il cane finisse il suo pasto e adagiasse il muso sulla gamba di Kaleb. Chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare con noncuranza dal ragazzo, il quale dal canto suo non sembrava mostrasi particolarmente incline al dialogo. Stava piuttosto calcolando il tempo mancante all'arrivo della luna piena. Sarebbe stato forse il momento clue della sua vita. Si sarebbe trasformato o no? I ricordi di quella sera gli apparivano sfocati. Ricordava il dolore del morso e poi un bagliore di luce rossa proveniente dalla bacchetta del amico che scaraventava la creatura lontano da lui. Poi tutto divenne buio e lontano, come se la sua mente avesse deciso di mandare via la consapevolezza di ciò che gli era appena successo. In momenti simili, desiderava ardentemente di essere come Oliver. Quali preoccupazioni poteva avere un cane? Come avrebbe voluto che quel essere gli potesse parlare! Avrebbe detto sicuramente cose più intelligenti di lui, e forse in qualche modo l'avrebbe confortato, oppure gli avrebbe ribadito il concetto della sua acuta imbecillità.
Chiuse gli occhi godendosi quei pochi raggi di sole che si affacciavano violentemente oltre la coltre di nuvole grigiastre. Odiava la primavera, e l'estate, e l'autunno... e l'inverno. Ritrovava qualcosa di negativo in ognuna delle stagioni. Quella in particolare, era troppo capricciosa. Da giornate calde a temporali. Bah!
Per non parlare del imminente stress dovuto agli esami. Che palle!
Sobbalzò appena sulla panchina si sedettero altre due persone i cui discorsi gli sembrarono ancor più idioti dei suoi. Oliver scappò via, lasciandolo preda a quelle due fameliche belve.
Ora iniziano...
« Venerdì c'è la partita di Quidditch. »
« La Loyd sarà uno schianto come sempre! »
« Non che a noi interessi qualcosa... vero Matthews? »
Bingo!
Jason e Dawson sapevano come attirare l'attenzione di Kaleb, senza troppi convenienti. Bastava nominare una bella ragazza perché lui tornasse tra i comuni mortali e mostrasse uno di quei sorrisini ebeti di chi era appena stato scaraventato tra le braccia crudeli di Afrodite in persona.
« E parla per l'amor del cielo, altrimenti potrei pensare che quella depravata di Divinazione ti ha mandato in catalessi, durante l'ultima lezione di ieri pomeriggio. »
« Ammettilo, Jason! Piacerebbe anche a te scontare una punizione con lei. Il nostro eroe qui presente è solo fottutamene fortunato. »
Fottutamene fortunato a ordinare libri in ordine alfabetico per titoli, autori e per anno di pubblicazione. Decisamente...
Improvvisamente Dawson gli diede una gomitata, risvegliandolo alla realtà. Kaleb guardò davanti a sé, osservando la piccola Williams, di passaggio nella piacevole compagnia di due tirapiedi che la seguivano come cagnolini. Il ragazzo non poté fare a meno di scoppiare a ridere copiosamente di fronte a quella scenetta.
Ridicole.
« Che cazzo hai da ridere? »
Kaleb indicò le tre ragazze di fronte a sé, senza la minima possibilità di smettere col suo rimbecillimento precoce.
«Non so se sono più ridicole loro che la seguono, o lei che si lascia seguire da quelle due cretine. Insomma, guardale. Sembrano tre galline di una soap opera. »
« Non toglie il fatto che sono belle... »
Kaleb fissò per un istante Jason, con immensa ironia.
« Ma ti prego! Non mi farei una di quelle tre galline neanche se fossero le ultime donne sulla terra. »
« Jason, il nostro amico è decisamente diventato gay. Meglio se gli stai lontano. »
« Ma anche no! Il problema di quelle ragazze è che sono troppo superficiali per capire la differenza tra un fighetto del cazzo e un ragazzo per bene. »
« Ricordarmi... chi è il ragazzo per bene? »
Kaleb si fermò apparentemente spiazzato dall'affermazione di Jason.
« Ti dimostrerò che ho ragione. »
Si sistemò il colletto della camicia, si passò una mano tra i capelli e con nonchalance continuò a fissare quel ristretto gruppetto di oche.
« Ehi Williams! Stasera c'è una festa ai Tre Manici di Scopa. Ti va di andarci insieme? »
 
Top
Posted on 5/4/2012, 19:11     +1   +1   -1
Avatar

blood must have blood;

Group:
Member
Posts:
1,328
Reputation:
+57

Status:


Come ogni weekend, da chissà quanti anni, Hogsmeade pullulava di studenti appartenenti alla vicina Hogwarts, che in quelle occasioni sostituivano le divise scolastiche con il loro normale vestiario. Alcuni preferivano rifugiarsi tra i Tre Manici di Scopa e la sudicia locanda conosciuta come Testa di Porco, dove la Burrobirra e liquori vari venivano serviti per pochi zellini e falci. Altri approfittavano dell’uscita per spendere il denaro che i premurosi genitori mandavano ogni settimana in modo che i loro figli potessero spenderli in cose utili, ma in realtà buona parte di quei soldi finivano da Zonko. Mielandia risultava essere la terza meta prediletta, dove le studentesse che si vantavano della loro dieta ferrea finivano per ingozzarsi di Gelatine e Cioccorane. Le coppie, vere e finte, sedevano tutto il tempo da Madama Piediburro tenendosi per mano, mentre i restanti giravano per il villaggio o acquistavano vestiti da Stratchy&Sons. Io facevo parte della minima e restante parte che a Hogsmeade quel giorno girovagava apparentemente senza meta, mentre in realtà cercavo una determinata persona famosa per la sua furtiva capacità di scomparire: Moses. Era all’incirca la terza volta che passavo davanti al Ghirigoro, nella speranza assurda di trovarlo nella via principale di Hogsmeade. Charlie era rimasta al Castello approfittando dell’assenza dei docenti per dilettarsi in una delle nostre classiche abitudini, invito che avevo rifiutato nella speranza di portare al castello del Whisky Incendiario senza doverlo rubare dalle Cucine a notte fonda, idea che Shadow aveva apprezzato e incoraggiato autoinvitandosi nel portarla a termine. Tuttavia, la prima e l’ultima volta che avevo visto il Serpeverde fu davanti al portone del castello. Mi ritrovai così a girovagare per il villaggio cercandolo negli angoli più nascosti e beccandomi occhiate sospette dai Prefetti. Quando decisi di fare dietrofront e di dirigermi alla Stramberga notai una delle donne di Moses parlare con una Tassorosso. Mi armai di un sorriso fintamente cordiale e mi avvicinai a passo svelto.
“ Dov’è Moses ? “ domandai schietta. Entrambe mi guardarono per una manciata di secondi con aria sconvolta.
“ N-non lo so, perché ? “
“ Io lo so, l’ho visto andare verso la Stramberga. ” rispose l’amica, con tono palesemente colpevole che non sfuggì all’altra.
“ Come fai a saperlo Miriam ?”
“ Non è colpa mia se il tuo ragazzo ti ha mollata per me Arya. “
“Okay “ sbottai, intromettendomi " Moses è single dalla nascita, sciocche oche giulive. Siete entrambe, sostanzialmente, delle sgualdrine. Grazie dell’informazione.” Conclusi sorridendo sprezzante, prima di voltare le spalle e riprendere a camminare verso la Stramberga. Pochi secondi dopo sentii dei passi veloci e un borbottio disgustante dietro di me.
“ Cosa credete di fare ? “ chiesi, voltandomi infastidita.
“ Stiamo venendo anche noi da Shadow. “
“ Non credo proprio. Parlerete con lui al Castello e non ora. Tornatevene indietro. “
“ Stai anche tu con lui ? “ sbottò la Corvonero. Irrimediabilmente finii per riderle in faccia.
“ E se anche fosse ? Mi picchierai Arya? “
Non ricevendo risposta ripresi la marcia, decidendo di Schiantarle non appena fossi arrivata davanti alla Stramberga.
Imboccai velocemente la strada secondaria del villaggio nonché la meno frequentata e giurai di picchiare Moses non appena l’avessi trovato. Quando decisi di voltarmi nuovamente e insultare le sciocche che mi venivano dietro, venni chiamata da una voce maschile.
" Ehi Williams! Stasera c'è una festa ai Tre Manici di Scopa. Ti va di andarci insieme? "
Kaleb Matthews, insieme ad altri due Grifondoro, alternavano i loro sguardi da patetici depravati su me le altre.
Sorrisi, avvicinandomi lentamente verso il trio e percependo di essere nuovamente seguita.
“ Con enorme dispiacere sono costretta a declinare il tuo invito Matthews, però posso offrirti loro “ iniziai, indicando la Corvonero e la Tassorosso, entrambe rosse di vergogna “ e non preoccuparti, puoi anche passartele con i tuoi fedeli amici. Sono abituate a questo genere di cose, a quanto pare. “ conclusi, fingendo un tono affabile.

 
Contacts  Top
¬Kaleb
Posted on 7/4/2012, 15:54     +1   +1   -1




Non c'è riservatezza che non possa essere penetrata. Nessun segreto può essere mantenuto nel mondo civilizzato. La società è un ballo in maschera dove ognuno nasconde il proprio carattere... e lo rivela nascondendosi. Se mi pagassero per ogni frase che cito, sarei un ragazzo ricco... La verità è ben diversa. Siamo fottuti, ognuno a modo proprio, ed è molto più semplice nasconderci non ammettendolo...
Doveva ammettere invece che non era bravo a lasciarsi insultare così pesantemente da una ragazza davanti ai suoi amici. Kaleb era il tipo di ragazzo che ci provava un po' con tutte. Più per hobby che per necessità. Era pronto a giurare di non aver bisogno di nessuno accanto a lui, tanto meno di una ragazza. Niente spese extra, niente regali sconci per ogni appuntamento, data importante segnata con una X rossa sul calendario. Niente impegni. Una vita priva di preoccupazioni. Priva di problemi. Cosa si poteva desiderare di più?
Jason si ostinava a ricordargli che la vita senza donne non era vita, ma Kaleb gli rideva in faccia ogni qual volta lui se ne uscisse con affermazioni del genere. Cosa c'era di tanto piacevole nel stare ai capricci di una simile rogna? Bastava guardare la Williams. Chi avrebbe mai desiderato stare ad ascoltare le sue frustrazioni da zitella insoddisfatta? Jason era un folle se pensava che l'amore era fatto per star bene le persone. Era piuttosto un esempio di felicità in quantità ridotta che andava a disperdersi lentamente finché di essa non restava altro che polvere. Polvere alla polvere. Cenere alla cenere.
E con la stessa ironia di rigore con cui guardava il mondo degli adolescenti e le loro fantasie, Kaleb guardava la piccola Williams. Così insignificante nella sua megalomania di farsi notare. Così dolce e fragile. Piccina e al tempo stesso acida e presuntuosa, tanto da farlo star male; tuttavia capace di risvegliare nel ragazzo pensieri troppo stucchevoli per non provocargli una reazione allergica nei confronti del sesso debole. Era questo il peggiore dei sentimenti che una donna poteva risvegliare in lui: sensi di colpa. Sensi di colpa per non aver mai provato ad amarle o rispettarle. Oppure semplicemente avvicinarsi a loro. Erano tutte uguali, bastavano poche parole dolci per calmarle; d'altronde era altrettanto facile farle innervosire. Anche la minima offesa scatenava in loro, o almeno nelle più intelligenti, reazioni convergenti. Diventavano ostili. Per un ragazzo come Kaleb non era difficile leggere i bisogni delle ragazze. Ed era proprio per tale motivo che stava lontano da loro. Erano sensibili, deboli. Quasi insignificanti al suo cospetto. Con la sua presunzione pensava di poter essere superiore a tutte quelle smancerie. E allora perché invitare la Williams a bere insieme? Forse un istinto del tutto nuovo aveva preso sopravvento in lui, rendendolo un po' meno avverso alle donne. Oppure semplice curiosità.
« Sai, il rito del sesso sfrenato era un passaggio importante per i giovani gentiluomini del Rinascimento. Tuttavia questo non è il Rinascimento ed io non sono un gentiluomo, così come voi non siete donzelle di primo ordine. I miei fedeli amici sono pronti a contraddirmi, ma prima che qualcuno di loro dica qualcosa vorrei farti presente che il mio era un semplice invito pacifico. » La voce calma e pacata lo mise in una luce ben diversa. Si trattava ormai di una questione personale, non più di una semplice presa per i fondelli. La Williams si ostinava a non uscire mai con nessuno, a far vedere a tutti che lei era superiore. Ma era davvero così? Non aveva davvero bisogno del affetto o delle attenzioni di nessuno? Furono forse quei quesiti a istigare nel ragazzo un certo interesse nel leggere meglio ciò che nascondeva quella ragazza. Il Grifondoro d'altronde, era un intenditore, o almeno Jason diceva lo fosse. Eppure con lei era difficile andare oltre le apparenze, proprio perché Savannah si ostinava a convincere tutti che ciò che vedevano era vero.
« Perché vuoi vedere del male, là dove il male non c'è? Ti sto solo invitando a bere qualcosa insieme. Di cosa hai paura? » Chiese improvvisamente inclinando la testa di lato, mostrando un sorrisino alquanto malizioso ma al tempo stesso cordiale e piuttosto rassicurante. « Hai forse paura che il tuo ragazzo ti veda insieme a me? Oooooh aspetta! Lui non c'è! » Alle sue spalle si sollevò una risata collettiva. Tutti sapevano che Kutcher era scomparso, come d'altronde negli ultimi tempi tanti altri Serpeverde.
« Dov'è il tuo ragazzo Williams? Ti ha forse abbandonata? E' morto? » Improvvisamente si sentì afferrare per la spalla. Era Dawson. Stava forse esagerando e il gesto del amico glielo fece capire, ma in quel momento era tutt'altro che razionale. Era sempre stato infastidito dalle imprese dei Serpeverde che se ne andavano ogni due per tre, per poi tornare a scuola come se niente fosse, senza una punizione, come se tutto fosse apposto. L'unica che era rimasta sempre là, sola come un cane, era la Williams e per Kaleb, era una grande sciocca se continuava ad andare dietro a quei poveretti. Non era poi tanto diversa da quelle cagne che si portava dietro e che offriva in pasto a lui e ai suoi amici.
« Kaleb! Amico! Stai esagerando! »
Tale affermazione lo innervosì ancor di più, tanto da alzarsi dalla panchina e di andare incontro alla ragazza finché i loro visi furono talmente vicini tanto da toccarsi. Gli occhi del Grifondoro era rabbiosi, pieni di odio, di risentimenti; forse non nei confronti della Williams, ma di tutti quelli che come lei pensavano di poter trattare la gente come meglio credeva.
« Ti senti tanto superiore alle tue amichette? Pensi di poterle vendere solo perché più deboli e stupide. Guardati tesoro! Non sei poi tanto diversa da loro. Andavi in giro appresso a un gruppetto che appena ha trovato qualcos'altro di meglio fuori dalle mura del castello è scomparso. Sei l'unica che è rimasta a sistemare i loro casini. Eppure se ne strafottono di te a quanto pare. Ora rispondi serpe! Dov'è il tuo ragazzo? »
Il silenzio che si sparse nell'aria non lo aiutò a riprendere il controllo di se stesso. Se la Creatura stava già crescendo dentro di lui, allora in quel momento emergeva più che mai. E con essa, un dolore atroce iniziava a padroneggiare il suo corpo.
 
Top
Posted on 16/4/2012, 01:31     +3   +1   -1
Avatar

blood must have blood;

Group:
Member
Posts:
1,328
Reputation:
+57

Status:



È qui infatti, nelle liti di cortile, che l'odio umano si raffina e si esalta fino a raggiungere vette insuperabili, diventa un assoluto. È l'odio puro: astratto, disincantato, disinteressato; quello che muove l'universo, e che sopravvive a tutto.




L’odio non era mai stato un sentimento estraneo alla mia persona. L’oscurità rabbiosa mi accompagnava dall’infanzia definendosi sempre più intrinseca alla mia anima e al mio essere sbagliata, eppure non avevo mai sentito una pulsione terribile tale da farmi tremare le mani. L’uscita monotona a Hogsmeade si stava lentamente trasformando in qualcosa di nuovo e a dir poco spettacolare, ma che nel contempo assumeva una piega fastidiosa. Conoscevo il Grifondoro solo di nomina e i nostri contatti si erano limitati alle classiche occhiatacce tra le nostre Casate durante le lezioni o in Sala Grande. Eppure, irrispettoso e pieno di sé com’era, velocemente eliminava quei limiti senza alcuno scrupolo o contegno.
« Sai, il rito del sesso sfrenato era un passaggio importante per i giovani gentiluomini del Rinascimento. Tuttavia questo non è il Rinascimento ed io non sono un gentiluomo, così come voi non siete donzelle di primo ordine. I miei fedeli amici sono pronti a contraddirmi, ma prima che qualcuno di loro dica qualcosa vorrei farti presente che il mio era un semplice invito pacifico. »
Il tono era pacato e stucchevole a tal punto da farlo divenire palesemente falso. Spostava i suoi occhi bui e famelici sul mio volto impassibile delineato da un sorriso insolente, cercando di coglierne una minima incrinatura che proclamasse la sua vittoria, ma sapevo che il Grifondoro fosse a conoscenza del mio spirito. Tuttavia a mutare in un momento fulmineo fu l’espressione del suo viso. I suoi occhi d’onice divennero sfocati dalla rabbia.
« Perché vuoi vedere del male, là dove il male non c'è? Ti sto solo invitando a bere qualcosa insieme. Di cosa hai paura? Hai forse paura che il tuo ragazzo ti veda insieme a me? Oooooh aspetta! Lui non c'è! »
Sbuffai profondamente annoiata dalla piega quasi scontata della sua accusa, ma prima che potessi controbattere Kaleb riprese ad esprimersi. Piegai le labbra in una smorfia di disappunto.
« Dov'è il tuo ragazzo Williams? Ti ha forse abbandonata? E' morto? »
La freddezza della mia postura parve frantumarsi in pochi secondi. Avevo sempre trovato un retrogusto invitante nelle discussioni accese, mi piaceva ammirare come le persone finivano per accartocciarsi su sé stesse come carta ingoiata dalle fiamme. Infamare il lato personale del nemico era una delle mosse più avvincenti e al contempo ovvie, ma si finiva sempre per andare troppo oltre il limite della sopportazione. Kaleb Matthews non si era solo ostinato a profanare con le sue parole spicciole uno degli elementi sacri della mia esistenza, cogliendo l’arco temporale giusto per giudicarlo, ma provava quasi piacere e speranza nella sua accusa, come se la morte di Even e la mia angoscia fossero una sua intima vittoria personale. Serrai le mani dentro le tasche del giubbotto in pelle nera, tastando il manico della bacchetta con la sinistra. Uno degli amici stolti posò una mano sulla spalla del ragazzo nel vano tentativo di rasserenarlo, ma l’ennesimo lampo di collera fece tremare il Grifondoro. Eliminò la distanza che ci separava, piazzandosi spavaldo a pochissimi centimetri dal mio viso. Sentivo il suo fiato affannoso e caldo posarsi sulla pelle fresca del mio volto mentre tentava d’intimorirmi con la sua figura posta a tale vicinanza. Direttamente proporzionale al ritmo del suo respiro veloce la mia collera cresceva accecandomi.
« Ti senti tanto superiore alle tue amichette? Pensi di poterle vendere solo perché più deboli e stupide. Guardati tesoro! Non sei poi tanto diversa da loro. Andavi in giro appresso a un gruppetto che appena ha trovato qualcos'altro di meglio fuori dalle mura del castello è scomparso. Sei l'unica che è rimasta a sistemare i loro casini. Eppure se ne strafottono di te a quanto pare. Ora rispondi serpe! Dov'è il tuo ragazzo? »
Tutto accadde in fretta. La mano sinistra mollò la presa sulla bacchetta spingendo con violenza il Grifondoro. Le due ragazzine preferirono allontanarsi dalle panchine mentre gli amici restarono impietriti su una di esse. Furiosa mi preparai a colpire nuovamente il petto del ragazzo con maggiore violenza mentre le parole, inarrestabili, uscirono dalla mie labbra in un ringhio furente.
« Non osare, verme. Non osare parlare di Even o di qualsiasi altra persona a me vicina, o giuro che ti strappo gli occhi dalle orbite. Sei talmente insignificante e immondo che ti permetti di giudicare o semplicemente nominare gente a te estranea. Ti senti forte nella convinzione di sapere realmente cosa succede ? Percepisci la vittoria nel credere che il mio ragazzo sia morto ? »
Ormai urlavo, mentre in preda alla collera mi riavvicinavo al giovane. La testa sembrava scoppiarmi dalla rabbia e le spalle incrinarsi al peso del terrore che le parole da lui pronunciate infierivano alla mia mente. Non lottavo solo contro Kaleb. Lottavo contro quella terribile possibilità.
Afferrai con entrambe le mani il colletto del suo giubbotto strattonandolo con forza.
« Sei meschino e inutile Kaleb Matthews. Ti circondi di amici stolti che si avvalgono della tua falsa popolarità e di un cane che approfitta di te solo per una razione di cibo. Narri le tue gesta da Casanova ai quattro venti giusto per convincerti e convincere di essere qualcuno all’interno del Castello, ma mi dispiace deludere le tue aspettative. Sei solo un lurido bastardo che gode delle angosce altrui e che le usa come carte vincenti, che si presenta come un ragazzo per bene mentre in realtà persino un Troll avrebbe più motivi di esistere.»
Diedi un altro strattone al giubbotto avvicinando il suo viso nuovamente al mio.
« Sei che tu dovresti essere morto, Kaleb.» sibilai con gli ultimi aliti di collera prima di mollare la giacca. Arretrai di pochi passi lentamente chiudendo la mano destra in un pugno. Sulle nocche sentii lo zigomo di Kaleb Matthews lacerarsi.


 
Contacts  Top
¬Kaleb
Posted on 17/4/2012, 03:16     +1   +1   -1




Le vacanze di Natale erano agli sgoccioli,ed il castello era completamente vuoto. Gli amici di Kaleb avevano deciso di festeggiare insieme alle famiglie, ma lui, come sempre aveva aveva preferito togliersi dalle scatole l'idea di dover perdersi in convenevoli con cugine ammagliate dal suo sorriso e zie che gli pendevano dalle labbra, per qualsiasi stronzata sparasse a caso. Odiava le feste. Ogni anno, la sua famiglia organizzava veri e propri banchetti che poteva rimembrare di aver incontrato solo nei libri sugli antichi romani. Il continuo susseguirsi di eventi squallidi in cui il miglior completo e la coppia perfetta erano gli unici argomenti in programma, lo annoiava a morte. Andare oltre, abbandonare tutti e restarsene per i fatti suoi al castello era stata forse la pensata migliore. D'altronde, era il tipo di ragazzo che amava la solitudine, nonostante preferisse la compagnia. In oltre, Hogwarts vista sotto quella luce un po' desolante lo affascinava. Nessuno si preoccupava per il coprifuoco e nessun professore lo riprendeva nonostante andasse a dormire poche volte nella propria sala comune. Trascorreva gran parte delle sue giornate in biblioteca, con piccole escapade mirate nella sezione proibita; amava quel ambiente. Era cupo, ma aveva il suo fascino, e la miriade di informazioni a dir poco succose che vi conteneva lo portava ad incatenarsi ai tavoli in legno del grande ambiente ammuffito.
Quella sera però, aveva deciso di farsi una bella passeggiata per i corridoi del settimo piano. Nessuno l'avrebbe disturbato. D'altronde era scientificamente impossibile che il 5% degli studenti rimasti a scuola per le vacanze si trovasse lì proprio durante l'ora di cena. Lo stomaco gli giocava brutti scherzi. Non mangiucchiava niente dal giorno prima. Era stato troppo occupato ad esplorare il castello senza farsi beccare dai professori, e inoltre la sua impresa aveva ricevuto ottimi risultati. Aveva scoperto la stanza delle necessità, un mucchio di aule vuote, adibite alla polvere e al nonnulla e stanze che a detta sua gli risultavano più depositi di immondizia che altro.
All'improvviso sentì lievi passi arrivare dalla direzione opposta; pochi secondi dopo si ritrovò davanti due morette. L'una con la cravatta verde argento legata a mo di fiocco sulla testa, l'altra con la camicetta candida sbottonata. Chiunque avesse prestato attenzione alle pettegole della scuola almeno una volta, sapeva si trattasse di Charlotte Kingsley e Savannah Williams, Serpeverde del sesto, alias migliori amiche per la pelle, alias alcolizzate croniche. Charlotte portava con sé una bottiglia di liquore in mano, barcollando vertiginosamente, Savannah invece, era avvinghiata all'amica cercando di mantenere inutilmente l'equilibrio. Appena lo videro, scoppiarono entrambe a ridere senza un motivo preciso. Blaterarono per cinque minuti di seguito, prima che Savannah cadesse a terra ancora divertita per un motivo che al giovane Matthews sfuggiva.
« Buon Natale Matthews! Alla tua salute! » La Williams, si alzò con incredibile difficoltà, cercando di raggiungere la bottiglia che la Kingsley sembrava allontanare di proposito pur di farsi un'eventuale risata. Oggettivamente nessuna delle due stava bene, eppure Kaleb avvertì una certa goduria nel vederle così. Se un professore le avesse beccate, potevano dire addio alla loro carriera scolastica. D'altronde per la Kingsley, non era neanche la prima volta che si metteva nei guai. Aveva dovuto sopportarla nella propria sala comune per un mese intero. Sarebbe stato divertente, vedere ancora una volta una dannatissima serpe in imbarazzo di fronte a tutta la scuola.
Infine sbuffò alzando gli occhi al cielo, tolse, dalle mani della ragazza la bottiglia, infilandola nella tasca interiore del mantello, si passò un braccio di entrambe le ragazze attorno alle spalle e circondo la vita di ognuna, cercando di reggerle in piedi.
« Ok, lo spettacolo è finito. Vi accompagno alla sala comune prima che avvenga una tragedia qui dentro anche durante le vacanze. »
« Ooooooh ma è carino. Possiamo portarlo a casa? Ho sempre sognato un cane! »
« Matthews, toglimi le mani di dosso, ho già un ragazzo. »
« NO! Non ce l'hai! Hai solo uno scopamico. Iooooo ho un ragazzo! A McFly non gliene frega un cazzo di te! »
« Se non fossi così ubriaca ti mollerei un pugno. »
« Voi due! Zitte un po'! » Le ragazze si guardarono per un attimo con una certa lucidità. Poi tornarono a ridere.
« Seeeeeenti Matthews, la mia amicooooona, si sente un po' sola di questi tempi. Vedi? Il suo... ragazzo... non la soddisfa. Con quella barba d'altronde.... Non è che te la sbatteresti qualche volta così chiude quella boccaccia? »
« McFly ha il cervello fottuto! Cosa avrei detto di male....? »
Continuarono così per tutto il tragitto fino ai sotterranei, tanto che Kaleb si maledì migliaia di volte per non averle lasciate là. Una volta catapultate nella sala comune, girò i tacchi e continuò la sua passeggiata. Giurò a se stesso di non stare mai più così vicino alla Williams o alla Kingsley, tanto meno quando erano insieme e per giunta ubriache. Il giorno dopo, nessuna delle due si ricordò niente, tanto che si sentì in dovere di ringraziare il cielo per avere la possibilità di dimenticare a sua volta tutto.

« Non osare, verme. Non osare parlare di Even o di qualsiasi altra persona a me vicina, o giuro che ti strappo gli occhi dalle orbite. Sei talmente insignificante e immondo che ti permetti di giudicare o semplicemente nominare gente a te estranea. Ti senti forte nella convinzione di sapere realmente cosa succede ? Percepisci la vittoria nel credere che il mio ragazzo sia morto ? Sei meschino e inutile Kaleb Matthews. Ti circondi di amici stolti che si avvalgono della tua falsa popolarità e di un cane che approfitta di te solo per una razione di cibo. Narri le tue gesta da Casanova ai quattro venti giusto per convincerti e convincere di essere qualcuno all’interno del Castello, ma mi dispiace deludere le tue aspettative. Sei solo un lurido bastardo che gode delle angosce altrui e che le usa come carte vincenti, che si presenta come un ragazzo per bene mentre in realtà persino un Troll avrebbe più motivi di esistere. Sei che tu dovresti essere morto, Kaleb. » Lo spinse tanto da fargli risorgere un debole sorriso che aumentò pian piano con il susseguirsi delle parole. Era il discorso di una persona frustrata, al margine della sopportazione che finalmente tirava fuori tutta la sua rabbia. La rabbia vera, quella che sentiva nei confronti del mondo intero per essere stata in un certo senso abbandonata dal proprio ragazzo e forse dal proprio universo. Il dono di Kaleb era ancora una volta lì, pronto a rincorrerlo prima di lasciarsi stimolare dagli impulsi omicidi che provava nei confronti della ragazza in quel momento. Era bravo a leggere le persone e le loro reazioni, tanto che decise di non dare particolare peso a ciò che diceva. Poi improvvisamente gli arrivò dritto un faccia un pugno, che non gli fece male quanto si aspettava. Abbassò lo sguardo, strinse i pugni e rimase immobile per una manciata di secondi. Nel fra tempo, il mondo intero sembrava aver scoperto della lite, tanto che gli studenti più coraggiosi iniziarono ad avvicinarsi, fissando con goduria la scenetta poco piacevole che avevano messo in atto i due ragazzi.
Kaleb si avventò su Savannah, immobilizzandole i polsi dietro alla schiena. Petto contro petto, sentì una sorta di strana sensazione piacevole nel starle vicino. Amava essere combattente delle cause perse; e di certo Williams era una causa persa già in partenza. Avvicinò le labbra all'orecchio della ragazza, affinché solo lei sentisse cosa aveva da dirle.
« Vedi piccola, dovrei essere morto, secondo la tua vaga concezione di giustizia divina, ma sono ancora qui, e fino alla prova contraria ho vinto io. Potrò pure essere meschino ed inutile, ma il problema è che tu non lo sei, per quanto ti ostini a volerlo far credere alla gente. Vedi tutte queste persone che si avvicinano per guardarti? Sono i tuoi amici... e i tuoi nemici... che godono della tua sofferenza. Perché tu soffri, e il tuo discorso da ragazzina frustrata lo ha dimostrato appieno. Prima lo ammetti, meglio è. Questo è un mondo marcio, pieno di meschini, di turbati, di psicopatici. Ma tu non sei una di loro e per quanto proverai a dimostrare il contrario, cadrai solo nel ridicolo. Ecco cosa sei. Ridicola. E sei stupida, perché non capisci un cazzo e non hai la minima idea di come distinguere le persone che ti vogliono far del bene, da quelle che invece ti pugnalerebbero alle spalle anche all'istante. » E così dicendo le liberò le mani dalla stretta di acciaio senza spostarsi neanche di un millimetro.
« Oh, e per l'appunto, tu prova a mollarmi un altro pugno e giuro che non sarò altrettanto delicato con te. Apri gli occhi ragazzina.... e ricorda... »
E detto ciò, si allontanò, guardandosi intorno con disappunto. Odiava quando la gente non aveva da fare altro che preoccuparsi degli affari degli altri. Alzò gli occhi al cielo e fulminò con lo sguardo gran parte della piccola folla che si era creata, tanto da farli allontanare. Sorrise ironicamente tra se e se ricordandosi solo allora di massaggiarsi appena la guancia che la Williams si era preoccupata premurosamente di colpirgli. Si era comportato da stronzo sì. Ma a volte, desiderava che ci fosse qualcuno che potesse dargli una scossa altrettanto forte, tanto da farlo svegliare. Di certo, come Savannah, anche Kaleb era dormiente, e si lasciava trascinare dalla vita passivamente. Negava a se stesso l'evidenza dei fatti; e ancor più grave era che non si trattava solo di una relazione andata in rovina, bensì della propria vita, del destino che avrebbe dovuto portare avanti se si sarebbe trasformato in un mostro.
« Mi dispiace... » Sussurrò in fine, convinto che la ragazza non l'avrebbe sentito. Ma era meglio così. In tanto i suoi amici si erano allontanati, intenti a scappare dalle grinfie di Kaleb che chiaramente avrebbe scaricato tutta la tensione che si sentiva dentro con loro. Scosse la testa tra sé mentre li fissava; si allontanavano a passo sostenuto, guardandosi di tanto in tanto indietro per assicurarsi che non li avrebbe raggiunti. Erano due soggetti, ma erano pur sempre i suoi migliori amici, e doveva ammettere che spesso non era un tipo facile da reggere.
Merda, ho combinato di nuovo un casino!

Scusa lo schifo.
 
Top
Posted on 27/4/2012, 19:00     +1   +1   -1
Avatar

blood must have blood;

Group:
Member
Posts:
1,328
Reputation:
+57

Status:


Eravamo circondati da quasi tutti gli studenti presenti a Hogsmeade e persino da maghi adulti usciti dai locali incuriositi dal vociare poco soave e dalle nostre figure che si fissavano con un’intolleranza assassina. Dal lampo famelico che attraversò gli occhi del ragazzo in reazione al mio pugno mi aspettai di riceverne uno in cambio. Si avvicinò con foga, quasi sbattendomi contro, chiudendo i miei polsi nella presa ferrea delle sue mani. Percepii nuovamente il calore del suo corpo, e uno strano brivido mi percorse la schiena. Piacevole, ma errato. Mascherai la sensazione, assumendo un cipiglio infastidito da quella vicinanza non richiesta e minacciosa, che tuttavia sembrò cedere quando Kaleb avvicinò le labbra al mio orecchio solleticandomi inconsciamente il collo con il suo respiro caldo. Nervosamente cercai di liberarmi da quella vicinanza, dimenandomi lievemente e invano.
« Vedi piccola, dovrei essere morto, secondo la tua vaga concezione di giustizia divina, ma sono ancora qui, e fino alla prova contraria ho vinto io. Potrò pure essere meschino ed inutile, ma il problema è che tu non lo sei, per quanto ti ostini a volerlo far credere alla gente. Vedi tutte queste persone che si avvicinano per guardarti? Sono i tuoi amici... e i tuoi nemici... che godono della tua sofferenza. Perché tu soffri, e il tuo discorso da ragazzina frustrata lo ha dimostrato appieno. Prima lo ammetti, meglio è. Questo è un mondo marcio, pieno di meschini, di turbati, di psicopatici. Ma tu non sei una di loro e per quanto proverai a dimostrare il contrario, cadrai solo nel ridicolo. Ecco cosa sei. Ridicola. E sei stupida, perché non capisci un cazzo e non hai la minima idea di come distinguere le persone che ti vogliono far del bene, da quelle che invece ti pugnalerebbero alle spalle anche all'istante. » soffiò, senza celare disgusto. Sorrisi, malevola, fissando velocemente ogni singolo volto che assisteva voglioso alla nostra scenetta. Per l’ora di cena qualche stupido avrebbe servito questo succulento scoop ricamandoci sopra con la maestria dei falsi.
« Oh, e per l'appunto, tu prova a mollarmi un altro pugno e giuro che non sarò altrettanto delicato con te. Apri gli occhi ragazzina.... e ricorda... » concluse infine, allontanandosi e dandomi le spalle con naturale menefreghismo.
«Mi fai quasi tenerezza Matthews. » iniziai, andandogli incontro «Davanti ai nostri gentili spettatori ti fai tanto il macho man con i pregiudizi , però poi ti preoccupi di aiutarmi a ritornare nella mia Sala Comune quando sono ubriaca per il castello» sottolineai, ricordando l'episodio natalizio «Io sarò ridicola, ma tu sei un pessimo attore. E lievemente lunatico, se posso permettermi. Ma una cosa te la concedo, Kaleb, mi hai dato un motivo in più per piangere il mio ragazzo in compagnia di una bottiglia di whisky stanotte. Spero che tu venga a riprendermi .» terminai, piegando la testa di lato. Sorrisi amaramente alla schiena muscolosa del ragazzo, indietreggiando di pochi passi. Poi mi rivolsi alla folla.
«Lo spettacolo è finito, vi consiglio di iniziare a pensare a una storia fantastica e sconcia da raccontare ai vostri amici che sono rimasti al castello. Spero che almeno stavolta riusciate a scandalizzarmi.» dichiarai, applaudendo con finto entusiasmo e sorridendo nel notare alcuni dileguarsi.
Mi voltai nuovamente verso il Grifondoro, intento a fissare le figure ormai lontane dei suoi due amici. A quanto pare non era messo così bene in amicizia come si vantava di essere. Mi riavvicinai lentamente, pronta a far notare con disprezzo quanto le sue parole fosse vuote, ma il giovane parlò prima di me.
« Mi dispiace..»
Era un impercettibile sussurro che se fossi stata più distante dal suo corpo non avrei udito minimamente. Tuttavia mi trovavo a pochi centimetri dalla sua schiena, e quelle due parole arrivarono chiare e nitide alla mia percezione. Spalancai gli occhi, senza riuscire a mascherare l’espressione sorpresa.
« Hai detto sul serio 'Mi dispiace’ ?» domandai, superandolo e piazzandomi nuovamente di fronte a lui. Che gioco stava giocando ? Dedussi che fosse una messa in scena, che aspettasse una mia risposta per poi sputtanarmi come poco prima. Ma non riuscii a deviare la curiosità.
« Ho recepito male forse, come può dispiacerti di aver sputato veleno in faccia alla terribile Savannah Williams davanti ai nostri curiosi spettatori? » incalzai, cercando di studiare il suo sguardo. Occhi bui, neri come la notte. Sentii nuovamente il calore invitante di poco prima, non avendo notato quanto mi fossi inavvertitamente avvicinata. Sbattei più volte le palpebre e inspirai profondamente, speranzosa che quei brividi estranei passassero.
« Ripetilo Kaleb. Ripetilo. » mormorai. Non che ci bisogno di usare toni bassi, nessun orecchio curioso era più lì. Eravamo soli.
 
Contacts  Top
¬Kaleb
Posted on 6/5/2012, 14:17     +1   +1   -1




Si sentiva in colpa, Kaleb, ma più della colpa predominava il sentimento di stupidaggine passiva che si sentiva nel corpo. Cosa gli passava per la testa? Chiedere scusa alla Williams? Per cosa? Soprattutto dopo che quest'ultima gli aveva mollato un pugno. Era come se di punto in bianco tutte le sue difese fossero crollate di fronte alla vicinanza con la ragazza. Non era normale, eppure cercò per quanto gli fosse possibile ignorare tutto ciò, pronto ad andarsene lasciandola lì come se niente fosse successo. Prima dimenticava quel episodio meglio era per tutti. « Hai detto sul serio 'Mi dispiace’ ?» No! Mi stavo solo esercitando nello spelling per le gare babbane nazioni. Scema! Come ti passa per la mente che io possa chiedere scusa. In fin dei conti sono solo un fottuto marchingegno senza cuore... Figurati! Pensò, mentre la ragazza lo raggiungeva ponendosi di nuovo di fronte a lui. Senti nuovamente il suo profumo fresco e guardandola negli occhi avvertì quella tristezza opprimente che nascondeva il suo sguardo color cioccolato. Era bella, tanto da farlo stare male, eppure sapeva che dietro a quella bellezza si nascondesse una personalità marcia, colma di odio, in completo contrasto con i principi del ragazzo. Per un attimo il disgusto padroneggiò il viso del giovane Matthews, ma appena si accorse della sincerità e lo stupore che esprimevano quelle parole, indietreggiò appena, pur di non restare troppo vicino a lei. Chissà cosa avrebbero potuto combinare i forti impulsi della creatura che stava nascendo pian piano dentro di lui. Non era il caso di farle sapere che da lì a poco si sarebbe trasformato in un Mostro. Non era in grado di controllarsi. Non era in grado si essere più la persona solare e menefreghista di una volta, tanto meno il dolce ragazzo dai modi antiquati. Era solo una schifosissima creatura che non vedeva l'ora di mozzarle la testa senza alcun motivo. Lo sentiva quel impulso. Era più forte di lui. Kaleb lo desiderava. Desiderava vederla morta ai suoi piedi. Letteralmente. « Ho recepito male forse, come può dispiacerti di aver sputato veleno in faccia alla terribile Savannah Williams davanti ai nostri curiosi spettatori? » Era terribile starla a sentire. Era sorpreso tanto quanto lei, ma quella frase gli era uscita. Una parte di lui era ancora buona; peccato che si rivelava nei momenti peggiori. Odiava il fatto che Savannah era riuscita a metterlo a nudo in poche mosse. Cosa aveva di tanto speciale quella ragazza? Agli occhi di Kaleb era solo una ragazzina superficiale che non vedeva l'ora di traumatizzare qualche mezzosangue pur di divertirsi. E allora...?
« Ripetilo Kaleb. Ripetilo. » Ma vaffanculo tu e la tua mente da ragazza. Siete tutte uguali! Gli occhi del ragazzo si ridussero a due fessure fissandola con impassibilità, come se non gli fregasse niente di tutti ciò che era successo. D'altronde era solo un episodio isolato. Lui e lei che parlavano come due persone normali? La prossima volta che si fossero visti, con molta probabilità, avrebbero iniziato ad insultarsi a vicenda di nuovo. Faceva parte della loro natura di esseri umani completamente opposti. Ma gli opposti si attraggono e lei è così bella ora che è così confusa.
La guardò intensamente, esaltando un sorriso alquanto sincero, per poi darle le spalle e andarsene. Era meglio evitare di parlare. Qualsiasi parola sarebbe stata abbastanza stupida da poter rovinare quel momento. E poi, quale modo migliore di troncare un momento strappalacrime se non andandosene come se nulla fosse successo? Kaleb era orgoglioso, sin troppo anche per i suoi gusti, ma non poteva fare a meno di ostinarsi a dimenticare quel momento, immaginandosi piuttosto una Savannah nuovamente ubriaca per colpa dei troppi tormenti che aveva per la testa. Si era ricordata d'altronde di quel lontano episodio durante il quale aveva accompagnato lei e la sua migliore amica giù per le scale fino alla loro sala comune. Ora come ora, tutto ciò che faceva aveva un retrogusto amaro oltre che una traccia indistinguibile di confusione e frenesia. Nella mente del ragazzo c'era unicamente caos. Un caos incontrollabile. Ed in quel caos non poteva lasciare che una ragazza andasse di mezzo. Non la Williams. Ella doveva restare la stessa stupida ragazzina superficiale di sempre per paura che la rabbia di Kaleb non la facesse soffrire. Per paura che non rimanesse fottuto dal universo femminile e anche perché non era affatto pronto ad affezionarsi minimamente a una ragazza, tanto meno ad una che si vedeva lontano un miglio fosse profondamente innamorata di un idiota che l'aveva abbandonata.
Con lo stesso sorriso alquanto malizioso continuò a camminare, vagando per le strade del villaggio, senza fermarsi neanche per un istante. Continuò a ripensare alle parole della ragazza. In un certo senso aveva ragione. Lui per primo era ridicolo e aveva perso di vista tutti i suoi obiettivi e tutti i suoi sogni. E tutto questo per quale motivo?

è un orripilante post da dislessici .-. ma sono dettagli

 
Top
6 replies since 25/3/2012, 19:18   190 views
  Share