Hello, I'm your mind, giving you someone to talk to...
26 settembre 1945
Raggomitolato Raphael giaceva a terra, la guancia spiaccicata contro il pavimento gelido della prigione nella quale aveva passato le ultime quindici ore circa.
Aveva gli occhi sbarrati e stringeva una mano a pugno attorno alla maglietta, senza muoversi, respirando appena stravolto dal dolore che l’aveva attanagliato vedendo il corpo senza vita di sua sorella.
Era morta Lily, nella maniera più brutale e animale possibile, era morta portandosi dietro i suoi sogni e le sue incertezze e quel sorriso che le illuminava il volto.
Aveva avuto paura, Raphael, di continuare a respirare con la consapevolezza di averla persa per sempre, aveva tremato nell’oscurità prima di piombare in uno stato mentale tanto confusionario quanto diabolico.
E tutto ciò che gli rimaneva era una tomba bianca marmorea sulla quale non poter piangere nemmeno le sue lacrime, una tomba da contemplare come se potesse infondo comunicargli qualcosa.
Ma era fredda tanto quanto il suo cuore fermo nel petto, inutile e deludente.
E il mostro si stagliava nell’ambiente invernale in solitudine completa, sentendo solo i rumori di una cittadina ridente e viva.
E vedere quella presenza nello stesso luogo, rivedere il volto di sua sorella dopo tanti anni e poter sfiorare la sua pelle lo avevano fatto impazzire.
La fissava con gli occhi sbarrati senza riuscire a proferire parola, la fissava come se fosse l’unica cosa che esistesse al mondo.
« Non so chi diamine tu sia , né cos’hai in mente con questa sceneggiata, ma sei fuori strada! » sbottò nervosa, con una punta di acidità che non si confaceva per nulla alla Lily che lui aveva conosciuto « Io non sono Lily. Mi chiamo Savannah! » disse poi, un po’ scettica, forse un po’ impaurita da quella sceneggiata improvvisa.
«Lily sono io, sono Raph. Il tuo fratellone.. non ti ricordi di me? » tutta la freddezza di Raphael in quel momento svanì, perso negli occhi della ragazza che si trovava di fronte.
Non riusciva a resistere a Lily e, nonostante fosse diventato una bestia non avrebbe mai smesso di essere quello che era stato per Lei, solo per Lei.
E quella ragazza che si trovava di fronte aveva le fattezze di Lily, solo decorati da un’acidità e un comportamento che non si addiceva alla sua piccola sorellina.
« Savannah? » indietreggiò di qualche passo, senza riuscire a staccare gli occhi dal volto della giovane
« Non è possibile. Non è possibile. Tu sei uguale a lei, tu sei uguale a lei, no.» la sua voce era gonfia di rabbia, di rancore e di dolore, dolore che nessuno avrebbe percepito se non lui.
Le mani salde a pugno infilate nelle tasche dei jeans, mentre la sua testa elaborava pensieri che non riusciva a mettere in ordine.
Era assurda quella situazione agli occhi del vampiro; vedeva sua sorella di fronte a lui, poteva toccarla, abbracciarla, sorriderle, ma lei non era davvero Lily, persino il suo odore era diverso ora che poteva sentirlo meglio.
L’odore di questa ragazza chiamata Savannah era leggermente più aspro rispetto a quello di Lily –nonostante ai tempi egli non potesse sentire davvero l’odore delle persone- ma ricordava che la pelle di Lily era sempre stata profumata di pesca.
Si era spostato appena durante quello scorrere di pensieri nella sua testa e si era allontanato appena dalla tomba marmorea della sorella sulla quale svettava una rosa rossa.
Lei amava le rose rosse e lui ogni volta che tornava a farle visita gliene portava una, la più bella tra tutte e la lasciava lì, segno del suo passaggio.
« Mi scusi signorina, l’ho scambiata per un’altra persona.. » la sua voce impassibile spezzò il silenzio che si era creato tra i due, che non sapevano se guardarsi o no, non sapevano quale scherzo gli avesse giocato il destino e Raphael non riusciva nemmeno ad andarsene.
Non riusciva a pensare di poter nemmeno vivere senza vedere ancora quel viso, che dopo tutti quegli anni aveva fatto irruzione nella sua vita così bruscamente, di nuovo
« Piacere di conoscerla » disse allungando una mano nella sua direzione sollevando gli occhi e puntandoli nei suoi.
Il suo sorriso sghembo ricomparve, senza una ragione ma si tranquillizzò improvvisamente ritrovando la pacatezza di sempre.