Hello, Privata

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.Raphael
Posted on 11/12/2011, 20:42     +1   +1   -1




Has no one told you she's not breathing ?
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Hello...



25 settembre 1945
Una pozza di sangue si estendeva sulla superficie lignea, un corpo esile giaceva a terra immerso in quel liquido scarlatto, il cuore fermo come un chiodo fissato nel petto.
Capelli color mogano sparpagliati un po’ davanti al viso, un po’ sul pavimento, incorniciavano un viso angelico e delicato messo in risalto da due grandi occhi castani.
Occhi sbarrati, occhi da morto.
Fu l’ultima volta che Raphael vide Lily, l’ultimo ricordo che conservava gelosamente con rammarico e rabbia.

Stava lì, fermo davanti ad una tomba bianca.
Un demone nero nella notte, contrastante con il bianco candido della neve che continuava a scendere leggiadra dal cielo, accumulandosi lentamente a terra e facendo la gioia dei bambini che giocavano spensierati.
Poteva sentirne le risa, i sospiri e l’eccitazione trepidante per quel mondo sporco ma che in quell’inverno freddo pareva così perfetto, così candido, così pulito.
Non sapevano che lì, poco distante dai loro cuoricini fragili un vampiro stava inginocchiato sulla neve, le mani appoggiate ad una superficie marmorea e gli occhi puntati in basso, che si era inginocchiato davanti ad una tomba, che quella tomba racchiudeva e nascondeva gelosamente il corpo di sua sorella Lily.
Non credeva ci sarebbe riuscito per tutti quegli anni, ma l’aveva promesso a quel corpo senza vita, le aveva promesso che avrebbero passato il giorno del suo compleanno insieme, per sempre e il suo per sempre comprendeva l’eternità.
Vi era stato un per sempre troppo breve per lei, strappata alla vita in tenera età mentre lui, reduce di un mondo malvagio e corrotto era ancora vivo, dopo più di novant’anni, dopo aver consumato i suoi giorni, dopo aver torturato le sue vittime, dopo averne bevuto il loro sangue, dopo aver sviluppato una sorta di perversione che si spingeva fino ai punti più estremi.
Si era sporcato le mani molte volte in quegli anni, alimentato da un sadismo e da un desiderio irrefrenabile di morte, aveva scelto con cura le sue vittime, aveva scelto gli individui peggiori che esistessero al mondo la maggior parte delle volte, li aveva fatti patire, li aveva uccisi sotto lenta agonia e aveva appagato la sua follia.
Era rimasto un galantuomo nonostante tutto, trattava le donne con il massimo del rispetto e della devozione quando necessario, ne aveva protetta qualcuna per orgoglio, ne aveva desiderate altre, ma non ne aveva mai amata nessuno, perché Raphael sapeva che sarebbe stato per sempre incapace di amare.
Amava Lily, un tempo, lei era la sua unica devozione, lei era l’unico amore puro e visibile che gli aveva trapassato il cuore, lei era stata l’oggetto più delicato e fragile che aveva stretto tra le braccia, l’unico per cui aveva scavato nella terra bruna e umida.
Posò una rosa rossa sulla tomba prima di accarezzarne la superficie e poi si alzò allontanandosi lentamente da quel luogo di dolore e sofferenza, un dolore muto e impercettibile che anche per un uomo senz’anima si faceva ancora sentire.
Ma improvvisamente la vide, stava lì, in mezzo alla neve, un cappellino verde poggiato in testa, un giubbotto più o meno pesante allacciato fino al collo e lo sguardo perso nel vuoto.

La vide e il suo corpo immobile sembrò animarsi di vita propria, iniziò lentamente ad avanzare in preda ad una frenesia che lo spingeva sempre più avanti fin quando non si ritrovò a pochi metri dalla ragazza e le afferrò il polso stringendolo delicatamente tra il pollice e il medio della mano.
Si voltò di scatto, probabilmente spaventata e lo fissò con quegli occhi che oramai conosceva fin troppo bene.
Non aveva espressioni; anni e anni passati a mascherare il suo volto, mascherare ciò che risultava istintivo.
Aveva imparato a conoscere le sue più remote attitudini, ad analizzarsi nel profondo, aveva analizzato le persone che lo circondavano, studiato con attenzione le espressioni agonizzanti delle sue vittime prima di ucciderle.
Osservava, come un’aquila su un ramo scruta il cielo prima di tuffarsi in picchiata, fende l’aria con i suoi artigli affilati, prima di lasciarsi cadere fino a sfiorare la superficie dell’acqua e tornare su.
« Lily !» la fissava estasiato, divorando con gli occhi i suoi lineamenti , sentendo il profumo della sua pelle trapassargli le narici, sentendo il suo cuore battere ancora.
« Sei Viva.. com’è possibile? Dove sei stata tutti questi anni?» non la toccò, nonostante il desiderio di sfiorarle il volto con le mani, restò semplicemente fermo a fissare sua sorella morta molti anni prima ma in quel momento viva più che mai.
Scosse la testa una volta aprendo e chiudendo gli occhi temendo che quella visione fosse soltanto il frutto di una follia oramai inoltrata.
L’aveva vista già qualche volta, in un bosco, seduta vicino al lago, accanto alla finestra, le era corso incontro afferrandole il volto tra le mani per poi rendersi conto che quell’immagine era soltanto frutto della sua mente.
Ma era vera, respirava e il suo cuore batteva freneticamente scandendo i secondi di una vita passata nelle tenebre.
 
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Posted on 23/12/2011, 15:03     +2   +1   -1
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Soffici fiocchi di neve scendevano silenziosi e leggeri dal cielo minaccioso donando un netto contrasto tra esso e la terra. Altrettanto impercettibili erano i miei movimenti in quella glaciale distesa candida che annunciava l’ormai definitivo arrivo della stagione invernale. Temporali e folate glaciali erano i protagonisti del mese di Dicembre e con l’arrivo della notte le temperature crollavano vistosamente. Nemmeno le spesse mura del castello riuscivano a trattenere fuori gli spifferi gelidi. Ma quel giorno la tempesta venne sostituita dal candore della neve, tregua improvvisa regalata dalla pioggia. Tuttavia Dicembre portava con sé non solo l’inverno, ma anche la morte di una donna che fu fondamentale durante la mia infanzia: mia zia Meredith, sorella minore di mia madre. Eravamo molto simili fisicamente, entrambe dotate della stessa accidia e superbia, ed entrambe dimostravamo il nostro completo affetto solo alle persone alle quali tenevamo davvero. Il nostro rapporto era forse più confidenziale di quello che mi legava alla mia stessa madre. Avevo solo nove anni quando mio padre annunciò la sua morte. Allora mi disse che il suo cuore aveva improvvisamente ceduto, solo qualche anno dopo scoprii che era stata catturata dagli Auror fuori dal confine inglese, mentre con il suo gruppo di Maghi Oscuri tentavano di estorcere informazioni al segretario del Ministro, all’epoca in vacanza con la famiglia nella bella Parigi. Ricordo ogni lacrima versata, ogni pensiero d’odio e di vendetta contro l’intero corpo Auror. Della stessa vendetta mi ritrovai a parlarne spesso con zia Meredith, la quale nonostante non avesse mai nascosto il suo lavoro e il mio stesso destino, cercava di placare le mie sensazioni di potere caratteristiche dell’infanzia dicendomi “ Chi intraprende il viaggio della vendetta deve prima scavare due tombe Savannah “. Fin troppo spesso pensai che l’anima di Meredith non fosse del tutto oscura. Esisteva una speranza luminosa nei suoi grandi occhi color cioccolato, una luce troppo ampia e reale per rendere il suo ruolo credibile. Tuttavia, al contempo mi convinsi che forse fu proprio quel sentimento a segnare la sua fine, e mi augurai non fosse l’amore. Da più di cinque anni, lasciavo Hogwarts nel primo pomeriggio e visitavo il cimitero in cui era sepolta. Quel giorno le lapidi erano coperte da un velo candido che donava al luogo un’aurea ancora più triste. Senza esitazioni camminai tra le tombe, arrivando davanti alla sua lapide in marmo nero. M’inginocchiai, posando sul terreno bianco il mazzo di rose rosse che tenevo tra le braccia. Puntai la bacchetta nel portafiori vuoto che lentamente si riempì d’acqua e adagiai le rose scarlatte ad una ad una all’interno del vaso. Silenziosa fissai la foto che ritraeva il suo viso superbo e bellissimo. Il suo volto diafano era attorniato da folti boccoli castani, dello stesso colore dei suoi occhi espressivi e grandi. Sorrideva, ignara del suo destino. Mai il freddo respiro della notte fu tanto vicino alla mia mente. Sentivo in me la debolezza dell’essenza umana, l’inafferrabile scorrere del tempo e la fatalità di un destino probabilmente già scritto. L’impotenza davanti a certi avvenimenti aumentava il bisogno di fuga, di allontanamento da tutti. L’amore è la più grande debolezza umana, e inevitabilmente aveva contagiato anche me. Sorrisi debolmente alla fotografia, passando l’indice sui contorni della cornice. Solo allora mi sentii osservata. Spostai gli occhi prima a destra e poi a sinistra, non notando nulla nella distesa di tombe accarezzate dalla neve. Poco prima di guardare dietro le mie spalle, una mano gelida afferrò il mio polso sinistro.
Trattenni il fiato dallo spavento, ritrovandomi a fissare un volto completamente sconosciuto. Con la mano destra impugnai lentamente la bacchetta dentro il cappotto.
L’uomo scrutava il mio volto con una strana luce nei suoi occhi glaciali. Incurvai le sopracciglia, confusa.
« Lily ! Sei Viva.. com’è possibile? Dove sei stata tutti questi anni?» sussurrò emozionato.
Strattonai il polso dalla sua mano, che finalmente mollò la presa ferrea.
« Non so chi diamine tu sia , né cos’hai in mente con questa sceneggiata, ma sei fuori strada! » sbottai.
« Io non sono Lily. Mi chiamo Savannah! » dissi, scettica.
 
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.Raphael
Posted on 15/3/2012, 20:45     +1   -1




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26 settembre 1945
Raggomitolato Raphael giaceva a terra, la guancia spiaccicata contro il pavimento gelido della prigione nella quale aveva passato le ultime quindici ore circa.
Aveva gli occhi sbarrati e stringeva una mano a pugno attorno alla maglietta, senza muoversi, respirando appena stravolto dal dolore che l’aveva attanagliato vedendo il corpo senza vita di sua sorella.

Era morta Lily, nella maniera più brutale e animale possibile, era morta portandosi dietro i suoi sogni e le sue incertezze e quel sorriso che le illuminava il volto.
Aveva avuto paura, Raphael, di continuare a respirare con la consapevolezza di averla persa per sempre, aveva tremato nell’oscurità prima di piombare in uno stato mentale tanto confusionario quanto diabolico.
E tutto ciò che gli rimaneva era una tomba bianca marmorea sulla quale non poter piangere nemmeno le sue lacrime, una tomba da contemplare come se potesse infondo comunicargli qualcosa.
Ma era fredda tanto quanto il suo cuore fermo nel petto, inutile e deludente.
E il mostro si stagliava nell’ambiente invernale in solitudine completa, sentendo solo i rumori di una cittadina ridente e viva.
E vedere quella presenza nello stesso luogo, rivedere il volto di sua sorella dopo tanti anni e poter sfiorare la sua pelle lo avevano fatto impazzire.
La fissava con gli occhi sbarrati senza riuscire a proferire parola, la fissava come se fosse l’unica cosa che esistesse al mondo.
« Non so chi diamine tu sia , né cos’hai in mente con questa sceneggiata, ma sei fuori strada! » sbottò nervosa, con una punta di acidità che non si confaceva per nulla alla Lily che lui aveva conosciuto « Io non sono Lily. Mi chiamo Savannah! » disse poi, un po’ scettica, forse un po’ impaurita da quella sceneggiata improvvisa.
«Lily sono io, sono Raph. Il tuo fratellone.. non ti ricordi di me? » tutta la freddezza di Raphael in quel momento svanì, perso negli occhi della ragazza che si trovava di fronte.
Non riusciva a resistere a Lily e, nonostante fosse diventato una bestia non avrebbe mai smesso di essere quello che era stato per Lei, solo per Lei.
E quella ragazza che si trovava di fronte aveva le fattezze di Lily, solo decorati da un’acidità e un comportamento che non si addiceva alla sua piccola sorellina.
« Savannah? » indietreggiò di qualche passo, senza riuscire a staccare gli occhi dal volto della giovane « Non è possibile. Non è possibile. Tu sei uguale a lei, tu sei uguale a lei, no.» la sua voce era gonfia di rabbia, di rancore e di dolore, dolore che nessuno avrebbe percepito se non lui.
Le mani salde a pugno infilate nelle tasche dei jeans, mentre la sua testa elaborava pensieri che non riusciva a mettere in ordine.
Era assurda quella situazione agli occhi del vampiro; vedeva sua sorella di fronte a lui, poteva toccarla, abbracciarla, sorriderle, ma lei non era davvero Lily, persino il suo odore era diverso ora che poteva sentirlo meglio.
L’odore di questa ragazza chiamata Savannah era leggermente più aspro rispetto a quello di Lily –nonostante ai tempi egli non potesse sentire davvero l’odore delle persone- ma ricordava che la pelle di Lily era sempre stata profumata di pesca.
Si era spostato appena durante quello scorrere di pensieri nella sua testa e si era allontanato appena dalla tomba marmorea della sorella sulla quale svettava una rosa rossa.
Lei amava le rose rosse e lui ogni volta che tornava a farle visita gliene portava una, la più bella tra tutte e la lasciava lì, segno del suo passaggio.
« Mi scusi signorina, l’ho scambiata per un’altra persona.. » la sua voce impassibile spezzò il silenzio che si era creato tra i due, che non sapevano se guardarsi o no, non sapevano quale scherzo gli avesse giocato il destino e Raphael non riusciva nemmeno ad andarsene.
Non riusciva a pensare di poter nemmeno vivere senza vedere ancora quel viso, che dopo tutti quegli anni aveva fatto irruzione nella sua vita così bruscamente, di nuovo« Piacere di conoscerla » disse allungando una mano nella sua direzione sollevando gli occhi e puntandoli nei suoi.
Il suo sorriso sghembo ricomparve, senza una ragione ma si tranquillizzò improvvisamente ritrovando la pacatezza di sempre.
 
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Posted on 23/3/2012, 11:08     +1   +1   -1
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Gli occhi artici dell’estraneo ma affascinante uomo viaggiavano chiaramente lontano, mentre con un’insolita avidità si posavano scattanti su ogni lineamento del mio viso. Per quanto plateale la sua opera, sembrava davvero che la mia figura fosse collegata ad un suo ricordo, o ancor peggio ad una persona a lui cara. Lily, mi aveva chiamata, nome lontano dalla possibilità di essere scambiato per il mio. Ma non era il nome a donargli la certezza che io fossi la ragazza da lui nominata, era la mia persona. Più volte avevo sentito dire che al mondo esistono sette persone simili a noi per fisionomia e molto più facilmente con il nostro stesso, o uguale in parte, DNA. Tuttavia dal modo in cui quest’uomo faceva viaggiare il suo sguardo famelico la nostra non era una semplice somiglianza, e la cosa iniziò quasi a intimorirmi.
«Lily sono io, sono Raph. Il tuo fratellone.. non ti ricordi di me? » sussurrò emozionato.
Nuovamente assunsi l’aria scettica di poco prima, piegando leggermente il volto mentre provavo a capire dove volesse arrivare e quanto ci fosse di vero in quest’assurdità.
« Savannah? Non è possibile. Non è possibile. Tu sei uguale a lei, tu sei uguale a lei, no.»
Indietreggiando di qualche passo ma senza distogliere il suo occhi dai miei, l’estraneo sussurrò le parole senza celare la rabbia e la delusione. Lo vidi serrare i pugni nelle tasche dei jeans scuri.
« Io sono uguale a chi? » chiesi inquieta. « Chi è questa Lily ?»
Ma le mie domande sembrarono non aver ricevuto nemmeno un minimo di attenzione. Il mio disturbatore arrancava in un enigma mentale senza nascondere le emozioni fulminee che incendiavano o raggelavano i suoi occhi. C’era qualcosa in quell’uomo di bell’aspetto che risultava strano; sembrava emanare un’aurea fredda che i miei sensi percepivano come un pericolo. Approfittando dell’assenza mentale dell’uomo, serrai la mano sinistra sulla bacchetta nascosta all’interno della giacca. Spostai lo sguardo sul cimitero, in cerca di una veloce via di fuga; l’unica plausibile si trovava di fronte a me e per intraprenderla sarei stata costretta a schiantare l’uomo verso la parte opposta. Improvvisamente il suo volto si rianimò, assumendo un’espressione impassibile e cortese.
« Mi scusi signorina, l’ho scambiata per un’altra persona. » annunciò «Piacere di conoscerla. »
Fissai la sua mano, che con un movimento fin troppo fulmineo si protese verso di me in attesa che la stringessi. Il suo cambiamento emotivo era stato troppo veloce per essere verosimile, e ciò confermò il mio dubbio che la sceneggiata in nome di Lily fosse solo una scusa per intrattenermi. Forse l’uomo conosceva mia zia ? Addirittura i miei genitori ? Voleva forse distrarmi e dar tempo a qualcun altro di raggiungerci ? Quando sul suo volto comparve un sorriso obliquo compresi che era tutto sbagliato. Fulminea scansai la mano e puntai la bacchetta contro l’uomo, indietreggiando di pochi passi.
« Toccante Raph, davvero. In assenza di una mia gemella di nome Lily devo dedurre che la tua scena sia servita ad avvicinarti a me.» sibilai, puntando la bacchetta all’altezza del suo petto. Davanti a me, il cancello del cimitero era semiaperto, e per uscire sarei stata costretta a correre il più veloce possibile e ad infilarmi nella fessura senza sbatterci contro. Subito dopo sarei fuggita verso il villaggio e rifugiata in qualche locale per un ora o due. A meno che fuori non ci fosse qualcuno in attesa. Sbuffai infastidita.
« Chi sei ? E soprattutto cosa vuoi da me ? Niente menzogne o finirai con il collo spezzato su una delle lapidi » domandai, sgarbata. Se il mio piano di fuga si fosse rivelato inutile e alla fine persino disarmata, mi augurai che la mia morte fosse veloce e indolore. Pensai a Charlie, a Even e ai miei genitori, e sperai che prima o poi riuscissero a superare la mia scomparsa, senza azioni vendicative che rischiassero di metterli in pericolo. Conoscendoli era però impossibile che restassero semplicemente in uno stato emotivo di lutto. Sperai almeno di sapere almeno il movente della mia morte e considerandoli i miei ultimi istanti di vita mi preparai allo scontro, mentre la neve ricominciò a calare lenta sul villaggio.
 
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.Raphael
Posted on 23/3/2012, 14:12     +1   +1   -1




Il demone nero che dominava la notte aveva assunto un atteggiamento del tutto insolito e diverso da quello di prima.
Aveva imparato nei suoi lunghi anni da vampiro a riuscire a celare ogni emozione che lo attraversava – sempre che il suo animo fosse capace ancora di provare qualcosa- ma qualsiasi cosa riguardasse Lily non riusciva a lasciarlo impassibile.
Quando si era reso conto di essersi spinto troppo in là e aver rivelato una parte di sé che ancora racchiudeva una certa debolezza aveva immediatamente indossato la sua maschera scenica e aveva finto un semplice malinteso.
Indossava maschere diverse e perfette per ogni occasione, quell’uomo, arrancava silenziosamente tra le strade fitte e lunghe del suo cervello per trovare una ragione logica alla scena che si trovava davanti agli occhi fallendo miseramente.
Il fallimento rientrava tra le cose che Raphael odiava di più, la non conoscenza era per lui fonte di assoluta sofferenza poiché egli arrancava nel buio cercando una luce che riuscisse a portare alla ragione.
« Toccante Raph, davvero. In assenza di una mia gemella di nome Lily devo dedurre che la tua scena sia servita ad avvicinarti a me.» le parole uscirono dalla sua bocca come un sibilo mentre puntava la sua bacchetta al petto dell’uomo che istintivamente rise.
Rise Raphael vedendo quel misero pezzo di legno puntato contro al suo petto marmoreo, osservando più attentamente il volto della ragazza che si era fatto titubante.
Aveva captato qualcosa nella natura dell’uomo, Savannah, facendo vagare i suoi occhi castani sugli occhi e siui lineamenti dell’uomo che tutto parevano tranne che normali
Era combattiva, su questo non c’era dubbio ma si era fatta delle idee fin troppo montate per poter essere reali « Oh cara non sai quanto sei lontana dalla verità.» scostò con la mano la bacchetta .
« Chi sei ? E soprattutto cosa vuoi da me ? Niente menzogne o finirai con il collo spezzato su una delle lapidi » la sua voce sgarbata giunse alle orecchie del vampiro che si convinse una volta per tutte che quella ragazzina insolente non poteva di certo essere Lily.
Lily era una delle persone migliori che esistessero al mondo e non aveva né l’arroganza, né la presunzione di Savannah, nonostante la sua forza di volontà e il suo temperamento fossero ammirabili.
« Raphael Richard Black. Non c’è esattamente qualcosa che vorrei da te, ma tu sei identica a mia sorella. Non mentirò ma non di certo perché ti temo, perché non vi è ragione alcuna per farlo. E temo che dai tuoi atteggiamenti tu non abbia qualcosa di davvero interessante da offrirmi, se non la morte, no?» piegò la testa di lato iniziando a guardarsi intorno « Posso darti un consiglio, Savannah? Stai attenta quando punti una bacchetta addosso ad una persona qualsiasi, di certo il tuo coraggio è ammirabile ma pecchi di presunzione.» allungò una mano ad accarezzare la bacchetta « Potrei spezzarla in un secondo esatto.» sussurrò poi facendo due passi indietro.
Fissandola attentamente poteva notare come i suoi occhi avevano iniziato a correre velocemente dall’uomo al cancello del cimitero, facendo sì che i suoi pensieri si ripercuotessero sul suo volto facendole aggrottare appena le sopracciglia scure.
Lui sapeva che Savannah stava pianificando una fuga, glielo poteva leggere negli occhi, nel modo che aveva di guardarsi intorno e all’ansia che aveva iniziato ad attanagliarla lentamente.
« Se stai progettando una fuga non credo sia necessario. Sono disarmato» alzò le mani in aria mostrandone il palmo vuoto e poi le rimise in tasca.
Sul volto della ragazza si dipinse un’espressione a metà tra il titubante e il pronto all’attacco, facendo dapprima Raphael sorridere per poi farlo scattare in avanti con movenze feline, afferrare la bacchetta della ragazza e gettarla a terra e avvolgerle il collo con un braccio.
« Non ti muovere altrimenti porrò fine alla tua vita in men che non si dica » era lì il predatore, il mostro, l’assassino senza aver paura o vergogna della sua natura, solo senza respirare nella notte.


Era determinato a scoprire la verità ; sapeva che al mondo esistevano persone dalle fattezze similari ma non persone che fossero totalmente identiche e lui voleva sapere perché quella giovane ragazza era totalmente identica alla Lily di un tempo, quella Lily che le venne strappata con mostruosità.

Fa schifo, scuussaa


Edited by .Raphael - 1/4/2012, 13:44
 
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